LE EDICOLE CON RELATIVE ICONE ( a Casale si chiamano Cappelle)

 

Sparse qua e là per il paese ci sono diverse edicole con relativa icona. Una volta si facevano costruire nei crocevia o sui muri delle case, per devozione. Esse sono veri pezzi di storia di vita vissuta, perché dietro ciascuna cappella esiste una storia, a volte dolorosa.

Ne possiamo ammirare una alla Croce, dedicata alla Madonna di Canneto, fatta costruire da Rodi Mattia nel 1897.

Una seconda, molto antica, si trova al crocevia con la strada che conduce al cimitero ed è dedicata alla Madonna Addolorata, fatta costruire non si sa da chi, nel 1883.

Proseguendo sulla stessa strada in località La Pietraia ce n’è una fatta costruire dai coniugi Pirollo (Bonaventura era il padre) per il figlio che era andato in guerra ( rimane solo la cappella con la scritta originale, ma è andata perduta l’icona). La scritta dice: “ GIAN BATTISTA PIROLLO, MORTO IN GUERRA - GIUGNO 1917 - I GENITORI ERESSERO.” E c’era una foto ora andata persa. Quel figlio morto in guerra non è più tornato al suo paese, per questo i genitori avevano sentito il bisogno di erigere una cappella. Egli aveva lasciato la sua giovane moglie Matilde Di Meo con la figlia Teresa di pochi anni. Purtroppo quella bambina non ebbe fortuna nella vita. Non solo era rimasta orfana di guerra, ma ella stessa morì di parto, giovanissima, mettendo al mondo un bambino che fu chiamato Giambattista , come suo nonno. Le spoglie di Teresa riposano nel piccolo cimitero di Casale insieme alla sua mamma, invece il corpo di suo padre (quello della cappella votiva) riposa nel Cimitero Militare di Redipuglia.

Salendo più su, verso le Fontane Vecchie troviamo un’altra cappella con una madonnina in gesso a rilievo.

Tornando verso Collevecchio, all’incrocio con la strada che porta a Collepezzella troviamo un’icona dedicata a S. Antonio fatta costruire a devozione di Domenico Pirollo fu Antonio. Presso questa cappella fu assassinato negli anni ‘20 l’assessore Pasquale Di Meo per una questione di confini.

 

Se si prosegue sulla strada che va verso Mastro Giovanni (ora asfaltata) ci si imbatte nella vecchia strada che portava a Collepezzella, e lì si può ammirare una bella cappellina con relativo cancello, costruita a devozione di Di Stefano Giambattista e Rongione Dolorosa. A proposito di questi personaggi, scritti sul muro della cappella, probabilmente Dolorosa è la stessa citata nel libro di Antonio Grossi dal titolo All’insegna della caccia: “Dolorosa una fanciulla in costume di montanara, alta, sottile, col fazzoletto di colore in testa legato al collo, con le ciocie ai piedi e i legacci di cuoio alle gambe fin sopra il ginocchio”.

Purtroppo sulla cappella è andata distrutta la data, per cui non si può risalire all’epoca in cui è stata costruita e non si può sapere se si tratta proprio di quella Dolorosa alla quale era stato messo quel nome perché la sua mamma era morta mettendola al mondo. Dal libro citato, si deduce che il papà di Dolorosa si chiamava Domenico (in dialetto Minc) e che Dolorosa aveva una zia la quale aveva il viso deturpato da una scottatura, per cui portava sempre il viso coperto. Sarebbe interessante trovare riscontro, in proposito, nella memoria delle persone più anziane di Casale.

Tornando sulla strada che porta a Casale, proseguendo verso il Ponte troviamo una cappella, in verità in cattivo stato, al Colle di Fabio.

Se dalla Croce scendiamo verso l’Airella, sul primo crocevia troviamo ancora una bassa cappella con una bella Madonna.

Ancora possiamo ammirare un’icona raffigurante la Madonna di Pompei costruita a devozione di Stefano Rongione sul muro di una casa alla Macerella e un’altra raffigurante S. Antonio, su una casa a Collemerino, fatta costruire da Giovanni Tomasso nel 1912.

 

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