LE BORGATE

Casalcassinese è composta da un nucleo centrale e poi da tante borgate che, una volta, fino ai primi anni del dopoguerra, erano abitate. Esse sono:

- Il Quadro (antico Feudo San Nicola) e la Valle Merlina

- Collevecchio

- Collemerino.

- Durante la guerra, a Collemerino e a Campopiano (esattamente dove ora sorge la statua di Padre Pio), furono collocati due ospedali da campo. -

- Colle Pezzella

- La Polmonara.

Attualmente le borgate di Colle Pezzella e Polmonara sono completamente abbandonate. Gli abitanti, nel dopoguerra, emigrarono in Francia. I pochi rimasti si trasferirono a Casale..

 

I RIONI

Come tutti i paesi, anche Casale ha i suoi rioni. Essi sono:

 

LA PIAZZA

DIETRO LA STRADA

ATTERRA AL PONTE

A QUELLO DI FABIO

AL PILONE

COLLE PITASSI

LE CASETTE

IL GIRONE

ALLA CROCE

ALL'AIRELLA

ALLA MACERELLA

QUELLO DEI RONGIONE

QUELLO DEI RODI

 

LA PIAZZA

E' il rione che ha la chiesa ed è considerato il centro del paese. Purtroppo oggi è quasi disabitato durante l'inverno, ma si anima in estate. Una volta in piazza c'era un bar, c'era un sali e tabacchi e due alimentari. Per un periodo c'è stato anche un ristorante, ma poi tutti questi esercizi sono stati chiusi a causa dello scemare della popolazione.

DIETRO LA STRADA

E' il rione che si trova sulla strada che , dalla piazza, va verso Venafro. Esso si trova dopo una curva, da questo viene il nome Dietro la strada. E' il posto dove si va a passeggio d'estate. Di sera non c'è tanta illuminazione, dunque si possono fare romantiche passeggiate, si possono ammirare le lucciole e le stelle cadenti nella notte di San Lorenzo. A mezzanotte, quando è la festa del Patrono, tutti corrono Dietro la Strada per ammirare i fuochi d'artificio, infatti da lì si vedono proprio una meraviglia!

GIU' AL PONTE

Una volta in questo rione c'era l'Ufficio postale. Le case di questo rione sono molto antiche e tutte hanno dei portali interessanti, fatti in pietra. Ognuno di essi porta scolpita la data di costruzione e anche le iniziali del committente. In questo rione possiamo vedere le case che in origine erano delle famiglie Rongione e Di Meo. Tra queste c'è anche quella che fu la casa del maestro Rossi e la casa della famiglia del Re.

AL COLLE DI FABIO ( o quello di Fabio)

Nel dopoguerra c'era l'unica fontana pubblica del paese, quando l'acqua in casa ancora non c'era. C'era anche una bella casa, ora diroccata, e un'aia, sulla quale qualche volta si è svolta la sagra dei maccheroni. Qui c'è anche una delle tante icone del paese. Una volta tutte le donne dovevano recarsi alla fontana a prendere l'acqua. Le donne di Casale fin da bambine si abituavano a portare i pesi sulla testa e, trattandosi in modo particolare di acqua, dovevano essere bravissime a camminare senza scossoni, altrimenti l'acqua si "dislazzava". A volte portavano il loro bucato sulla testa fino alla fontana per risciacquare i panni.

AL PILONE

E' un rione che prende il nome dalla fontana costruita dopo quella di "Quello di Fabio" per dare modo ai cittadini di approvvigionarsi più facilmente di acqua e affinché i pastori potessero abbeverare le loro bestie, mentre si recavano alla Monna.

ALLA CROCE

E' il punto di incrocio delle due strade: quella che attraversa il paese e quella che gira intorno. Si chiama così perché c'è una Croce messa lì dai Padri Passionisti. C'è anche il trasformatore dell'Enel. Incredibile: Casale ha anche una circonvallazione! Questa è molto utile nei giorni di festa e durante l'estate, perché permette di chiudere la piazza al traffico e si dà modo ai bambini di giocare tranquillamente in piazza.

ALLE CASETTE

Si chiama così perché in questo posto furono costruite le prime case popolari, dette, appunto casette. In queste casette andarono ad abitare soprattutto gli abitanti delle borgate abbandonate negli anni cinquanta. Nello stesso rione c'è l'ex edificio scolastico, ora restaurato per essere adibito ad altro uso.

AL GIRONE

Raggruppa le case dopo le Casette, verso il punto in cui la strada fa un grande giro.

ALL'AIRELLA E ALLA MACERELLA

Sono i rioni dove una volta abitavano soprattutto i pastori. La stradina che attraversava la Macerella e l'Airella, era sempre piena di cacche di vacca o di pecora. La mattina, all'alba, c'era l'uscita dei pastori. La via si riempiva di animali: mucche, asini, pecore, capre. Ogni gregge era accompagnato da un pastore e da un cane. I pastori , con le loro greggi ,attraversavano la croce e si dirigevano verso la Monna. Sulla strada si fermavano alla fontana con il "pilone" per abbeverare le bestie.

La stessa cosa in senso contrario, accadeva la sera, quando i pastori rientravano con le loro greggi. Dove c'erano i pastori, c'erano anche le donne che facevano il formaggio, la ricotta e "gl mua-sciarin"dall'odore e dai sapori inconfondibili.

 

LE CASE DI PRIMA DELLA GUERRA

La guerra a Casalcassinese passò e, inesorabilmente, distrusse quasi tutte le case. Se ne salvarono pochissime. Di queste case abbiamo cercato di ricostruire la storia, se ci sono persone che possono darci altre informazioni, ben vengano.

La materia principale per costruire la casa era reperibile sul posto. Si tratta della pietra. Infatti le case più vecchie sono fatte interamente in pietra: anche i soffitti venivano fatti a pietra ed è un miracolo di ingegneria pratica per come questi soffitti hanno resistito al tempo e anche alla guerra.

 

LA CASA DEL PONTE 

Fu costruita agli inizi del 900 da una coppia di maestri che insegnavano a Casale: erano il maestro Rossi e sua moglie, la maestra Degna. All'epoca non c'era un vero e proprio edificio scolastico. La scuola si faceva dove c'era una casa libera. Sembra che i coniugi Rossi avessero una figlia, anche lei maestra, citata nel libro di Pistilli. Come mai i maestri Rossi lasciarono casa non lo sappiamo, ma sappiamo che quella casa fu adibita prima ad abitazione degli insegnanti e poi ad Ufficio Postale. Durante la guerra la casa del ponte fu danneggiata, ma si poteva rimettere su, grazie ai sussidi per "i danni di guerra". La casa fu acquistata da Felice Gallaccio, che era emigrato in Svezia. Egli aveva già una casa alla Macerella, ma, pensando di tornare in Italia, pensò di investire i suoi risparmi in quella bella casa. La ricostruzione della casa fu affidata a Rongione Giambattista, che era anche un suo parente.

Da ammirare il portale in pietra fatto interamente a mano, su cui si legge: FR 1917.

 

LA CASA DEL RE

Una delle case che si trova "atterra al Ponte" era la casa del Re. Non perchè ci abitasse un re, ma perchè il proprietario, non si sa perchè, era soprannominato IL RE. Questa casa dai portali in pietra risulta costruita nel 1912, ma di sicuro è stata ampliata nel corso degli anni dal proprietario iniziale e poi dai suoi figli, quasi tutti emigrati in Svezia. 

 

LA CASA DELLA PIAZZA 

In piazza c'è una vecchia casa. Sulla porta ancora è leggibile la scritta: OSTERIA NUOVA - CASALE. In effetti quella fu la sede di uno dei primi negozi di Casale. All'interno c'è una cisterna. Al balcone c'è una ringhiera molto bella, in ferro battuto. La casa fu costruita da Gaetano Albano che vi abitò con la moglie Filomena D'Agostino.

 

LA CASA SOTTO L'ARCO a Collevecchio

E' rimasta così come era prima della guerra, ma il tetto della parte posteriore è crollato. La parte anteriore consta di una cucina al piano terra non molto grande, ma dotata di ogni comodità: forno, fornacelle, camino, e di un altro locale buio con la volta a botte. La cucina prende luce da una finestrella in alto. Fuori c'è un arco fatto per sorreggere il ballatoio della scala che sale al piano superiore e, nel sottoscala, il pollaio, come si usava allora. 

Nel piano superiore c'è una camera da letto con un bel soffitto a vela, e un altro locale buio con il soffitto a travi di legno. Sopra la soffitta a volta c'è una terrazza dove si stendeva il grano al sole e, oltre la terrazza. c'era un'altra stanza alla quale si poteva accedere anche da dietro. Allo scoppiare della guerra si pensò di murare nel vano con il soffitto a  botte  prosciutti, salsicce ed altri viveri, con l'intenzione di riprenderli a guerra finita. La speranza di ritrovare tutto dette a molti la forza di superare i crampi della fame. Purtroppo, a guerra finita, non c'era più nulla: i tedeschi avevano intuito che dietro quel muro fatto di fresco ci poteva essere nascosto qualcosa e avevano smurato tutto quel ben di Dio! Questa casa era abitata da Vincenzo Pirollo e sua moglie Pasquarosa, i quali avevano avuto quattro figli maschi: Giulio, Cosimo , Lorenzo e Achille quasi tutti emigrati in America già prima della seconda guerra mondiale. 

 

LA CASA DI MENICUCCIO TITTONE

Si trova sulla strada Cassino-Venafro. Questa casa fu iniziata prima della seconda guerra mondiale e terminata nel dopoguerra. Essa infatti ha una cucina e la stanza sotto di essa, con la "lamia" interamente in pietra. Il portone è stato fatto dallo stesso proprietario (mast M-n-cucc) in pietra  locale, con lo scalpellino. Sulla volta ci sono le sue iniziali GD e l'anno 1936. Inizialmente, accanto all'anno 1936 c'era anche l'anno XIV dell'era fascista, che Menicuccio cancellò nel dopoguerra, quando le sorti del fascismo erano mutate.

 

LA CASA DI S.ANTONIO

C'è una casa molto antica, scampata alla II guerra mondiale, disabitata, anzi quasi abbandonata. In questa casa qualcuno aveva messo la statua di Sant'Antonio, anch'essa scampata ai bombardamenti e ritrovata nella Chiesa che invece, era  stata quasi completamente distrutta. Dopo la guerra si andava a pregare davanti alla statua, ma poi arrivò Don Bernardino e, non senza difficoltà, fece capire ai fedeli che la statua ormai non era più benedetta e, dunque, era solo un pezzo di gesso..

 

LA CASA DI PEPPE NARDONNA

E' una tipica casa rurale. Davanti c'era una bella aia, ancora esistente. L'aia apparteneva non solo  alla casa, ma anche ad altri componenti la famiglia. Su quest'aia si accatastavano le regne nel periodo della mietitura e poi, quando arrivava la trebbiatrice, tutti partecipavano alla trebbiatura del grano. Ancora sembra di assistere a quelle giornate frenetiche, assolate. Sembra di vedere i visi scuriti dal sole di quegli uomini e di quelle donne su cui scorreva il sudore al quale si attaccava la pula del grano che il vento faceva volare.

Sull'aia dava la cucina, alla quale si accedeva per una piccola scala, perchè sotto la scala c'era la stalla. Sulla cucina c'era una bella terrazza che non serviva certo per prendere il sole, ma per essiccare  il grano e le pannocchie di mais.

Zi Peppe aveva sposato zì Santuccia ed avevano avuto nove figli. Quella risultava, dunque, una casa piena di vita. All'esterno della casa, poggiata su un lato di essa, zì Peppe aveva costruito una tettoia che poi aveva chiuso con delle lamiere e lì si "rimettevano" le pecore che ogni mattina dovevano essere portate al pascolo. Quando si faceva il pane di mais era una festa. Le donne di casa andavano in cerca di foglie larghe su cui poggiare le belle pagnotte di pane giallo. Era una casa piena di vita e di allegria. La casa si estende dall'aia fino alla strada principale, sulla quale dava un garage con una bella apertura ad arco in pietra locale, fatto a mano da un bravo mastro dello scalpellino. In questo garage zì Peppe rimetteva il suo bel carretto.

 

LA CASA DEGLI AMERICANI

C'era in piazza una grande casa alla quale si accedeva da un bel portone ad arco in pietra, lavorato a mano su cui si legge la data di costruzione. Fu fatta costruire da una famiglia di casalesi emigrati in America,la famiglia di Giuseppa figlia di Catena, forse perchè pensavano di tornare a vivere a Casale. Loro mandavano i soldi ai parenti e questi provvedevano alla costruzione della casa.  Nessuno mai è tornato dall'America e quella casa è rimasta disabitata per molto tempo. Aveva il portone proprio sulla piazza, davanti c'era un piccolo cortile, proprio come ora. Al centro scorreva una scala e sui due lati si aprivano le stanze. C'erano due stanze a piano portone, due al piano superiore, e due al piano di sotto. Questa fu una delle prime case ad avere la scala interna. Le case più povere, infatti, avevano la scala esterna per accedere alla camera da letto ,senza dubbio scomoda, ma di sicuro meno costosa. Negli anni cinquanta in questa casa si facevano anche delle rappresentazioni teatrali. Infatti in quegli anni alcune piccole compagnie teatrali giravano per i paesi per proporre il loro spettacolo. Gli attori appartenevano quasi tutti alla stessa famiglia e, a volte, prendevano anche qualche giovane del posto.Quella casa si prestava perchè aveva delle grandi stanze ed era completamente priva di mobili. Alla sera ogni spettatore si portava la sedia da casa per assistere allo spettacolo..

Foto di Fabrizio Di Meo

 

I RIONI E I PUNTI DI INTERESSE :

ingrandendo la foto è possibile leggere una loro descrizione


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LA FONTANA VECCHIA

 

Le fontane in realtà sono due, entrambe costruite dai monaci di Montecassino, raccogliendo le acque sorgive delle montagne circostanti. Col tempo una si è quasi prosciugata, l’altra continua a versare acqua. Essa è dotata di un grande pilone fatto con grandi massi conformati con lo scalpello e di un pozzo che, probabilmente, raccoglieva l’acqua in eccesso.

 

MONNA CASALE

 

Nei documenti più antichi tale montagna veniva chiamata “de Sile”. Essa dava sostentamento al bestiame che era la risorsa principale del paese. Oggi è il simbolo del paese ed è meta di escursioni.

IL PALAZZO

 

Nei documenti conservati a Montecassino si legge:” Casale de castro, quod dicitur Aqua Fondata” e ancora: “Casalis diruti modo castelli meminit Petrus diaconus circa annum 1120”. Le opinioni sono discordanti sul fatto che a Casale ci fosse o meno un castello. Tuttavia tutti quelli nati e vissuti prima della II^ Guerra mondiale, si ricordano di un grande palazzo. Non sappiamo a quale epoca risalisse detto palazzo, dunque dal punto di vista storico non conosciamo molto. Tuttavia, essendo arrivato fino al 1943 circa, abbiamo raccolto alcune testimonianze tra la gente di Casale. Si racconta di un enorme palazzo con un grande atrio al quale si entrava da un cancello altissimo. Intorno si aprivano le stalle e le rimesse per i cavalli. Poi si saliva per una scala e si giungeva in una grande cucina dove per un certo periodo si è fatta anche la scuola. Nel palazzo c’era anche una chiesa. Dopo la guerra si legava il palazzo ad un certo Fiondella.

Chi era questo Fiondella? Da dove era venuto? Dal libro di Pistilli si ha notizia di un certo Fiondella Pasquale fu Daniele, il quale fu obbligato a contribuire alla spesa per la costruzione della strada di raccordo Viticuso, Acquafondata, Cerreto (24 ogosto 1871) essendone egli uno dei maggiori utenti. La famiglia Fiondella era di Piedimonte d’Alife (oggi Piedimonte Matese).Nel Comune di Gioia Sannitica (CE) esistono i resti di un Palazzo Fiondella, costruito nel 1789 dal capostipite le cui iniziali sono PF. I Fiondella erano commercianti di bestiame e praticavano la transumanza. Questo rende ancora più credibile che in quel palazzo abitasse un Fiondella. Come tutti i Castelli, anche il palazzo di Casalcassinese, alimentava tra gli abitanti storie di fantasmi che molti asserivano di aver visto affacciarsi alle finestre di detto palazzo.

Sul posto si possono vedere i resti, tra cui anche un bastione.

PINCHIERA

 

In località Pinchiera ancora oggi si può ammirare un grande pozzo a forma circolare la cui acqua viene usata per uso pastorizio. Si è sempre attribuita la costruzione di questo pozzo ai monaci di Montecassino che pare avessero creato sul posto una fabbrica di laterizio. A riprova di ciò, intorno al pozzo, una volta si trovavano pezzi di vecchio laterizio. Oggi purtroppo l'originalità del pozzo è andata persa a causa della cementificazione fatta dagli abitanti per usare il pozzo come abbeveratoio.

LE MURA

 

In località “Le Mura” si possono vedere ancora oggi i resti di antiche mura. Sarebbe interessante eseguire in questa località degli scavi, sicuramente verrebbero fuori reperti di un vecchio paese o di un antico cimitero.

IL COLLE SANTA MARIA

 

E’ un colle poco distante dal paese, dove presumibilmente, anticamente sorgeva la Chiesa di Santa Maria.  Si ha notizia di  una chiesa intitolata Santa Maria negli atti custoditi a Montecassino dai quali risulta che si trattava di una chiesa rurale che nel 1592 era rimasta vacante per la rinuncia dell’ultimo rettore e cappellano, don Muzio de Uva da Capua; il vescovo di Venafro, Ladislao d’Aquino, il 24 settembre assegna la chiesa di Santa Maria insieme a quelle di San Nicola e S. Angelo, a don Melchiorre Ravia da Venafro. Nel 1607, rimaste vacanti per la morte di don Melchiorre, esse vengono affidate all’arcidiacono della chiesa di San Germano (Cassino), don Giovanni Carlo de Marra che fu presentato dall’abate di Montecassino come barone del feudo. Alla morte di don Giovanni fu nominato suo successore Giovanni Pantaleone. La reggenza delle tre chiese da parte di Giovanni Pantaleone fu molto lunga, solo nel 1671 il vescovo di Venafro nomina suo successore il chierico Giovanni Gentile di Acquafondata. Seguono poi don Giacomo Todesco di Vallerotonda (1695), il chierico Giovanni Verallo da Vallerotonda (1701) e infine il chierico di S. Germano Gaetano Tarzia che nel 1715 riceve il beneficio semplice rurale di S. Nicola.

Dove sorgevano le altre due chiese di cui abbiamo notizia? All’epoca Casale era un feudo, a capo del feudo veniva nominato un barone. Secondo una vox populi una baronia era al Quadro, dove c’era una chiesa. Detta chiesa, che era intitolata a San Nicola, è arrivata fino ai nostri giorni. In questa chiesa, ormai sconsacrata, Carmine Rodi, proprietario terriero del Quadro, rimetteva le vacche. Il signore in questione, infatti, era soprannominato “il barone”. Ora questa chiesa è una casa privata.

Un’altra chiesa, ma non si può dire che fosse una delle tre, sempre per vox populi, si colloca nel palazzo che fu distrutto nella seconda guerra mondiale. Detto palazzo sorgeva nei pressi delle fontane vecchie. Quelli che erano bambini prima della seconda guerra mondiale, ricordano di una chiesa in rovina in cui loro andavano a giocare (Luigi Verrecchia, Clara Pirollo).

 

CIMITERO FRANCESE

 

Cippo a ricordo delle spoglie dei soldati francesi e nordafricani tumulati nel locale cimitero provvisorio, prima della traslazione al Cimitero Militare Francese di Venafro. Vi erano sepolte 337 salme di soldati prevalentemente appartenenti ad unità della 3ª divisione algerina, caduti da gennaio ad aprile 1944.

FOTO di Alberto Turinetti di Priero

TESTO da http://www.dalvolturnoacassino.it/asp/monumenti.asp

 

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